LA FOLLIA DI LAVORARE SEMPRE IN EMERGENZA

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LA FOLLIA DI LAVORARE SEMPRE IN EMERGENZA
SONO TEMPI STRANI.
Sicuramente incerti, complessi, e anche per questo molto difficili, ma l’aggettivo che più di tutto li rappresenta è, a mio avviso, proprio “strani”.

E questa stranezza investe ogni aspetto della vita: quotidiana, privata, sociale, lavorativa.

In queste righe, essendo all’interno di un blog aziendale, di una pagina che parla di “lavoro”, è proprio la stranezza che ravviso in quest’ambito che vorrei analizzare insieme e sulla quale vorrei invitarvi a riflettere.

L’ASSUNTO DI PARTENZA È SEMPLICE
sono tempi strani, anche e soprattutto perché molti di noi tendono continuamente a complicarsi la vita, le cose, il lavoro, da soli.

Voglio dire, non che non ci siano imprevisti, miliardi di documenti e un’altra infinità di adempimenti burocratici, ma almeno quello che dipende dal nostro controllo, dal nostro modo di comportarci e di lavorare, perché lo rendiamo così maledettamente difficile?

Il mio pensiero è che gran parte di questa complessità, difficoltà, di questa frenesia che ci avvolge e ci consuma, dipende da un’endemica mancanza di organizzazione, da un’incapacità diffusa di pianificare e di prevedere.

TUTTO È REAZIONE
non si prova mai ad anticipare i tempi, ad adottare soluzioni che consentano, se non di azzerare, di ridurre notevolmente le difficoltà riscontrabili nel nostro cammino lavorativo quotidiano.

Quasi tutto si basa sull’estemporaneità del momento, con l’emergenza che è assurta a criterio principe per organizzare la nostra agenda e le nostre priorità.

Se siete d’accordo con me, continuate a leggere e scoprite se convenite o meno anche sulle cause di questa continua mancanza di organizzazione che ci fa vivere e lavorare in perenne emergenza.

LA RAGIONE PRINCIPALE, A MIO AVVISO, È CULTURALE
manca, cioè, nella maggior parte del Paese, e quindi anche dell’imprenditoria (salvo una minoranza di situazioni virtuose che infatti hanno successo), una cultura dell’organizzazione, un senso di pianificazione che orienti e guidi le azioni quotidiani.

Un popolo di poeti, santi e navigatori, storicamente eccellente quanto a estro e talento e geniale nell’arte dell’”arrabattarsi”, ha dimenticato di investire in una formazione che ponesse al centro l’organizzazione.

Nessuno chiede di essere o divenire quello che non siamo, ma, per natura, il talento è raro, e quindi affidare le sorti alla benevolenza di Madre Natura mi sembra francamente troppo rischioso. Sarebbe auspicabile investire nell’organizzazione, nel metodo, così che coloro che non sono dotati di talento, la maggior parte, possano comunque ottenere risultati di tutto rispetto, con le ovvie e positive ricadute sull’intero sistema.

Invece no, e anzi si rincara la dose: quando qualcuno prova a spiegare l’importanza di meccanismi di pianificazioni, organizzazione, gestione delle attività e delle risorse umane, i più ti guardano, se ti guardano, distratti e disinteressati, allontanandoti con la solita risposta: “scusa, ma devo lavorare”.

Giuro che prima o poi risponderò loro così: “Perdonami, io sono alle Maldive, mi sto annoiando a morte, hai ragione, ti lascio andare”.

Ma come si fa? No, dico, come si fa?

A parte che anche io sto lavorando, non è questo il punto: l’aspetto centrale è che se tu lavori senza una minima cognizione di cosa significhi organizzare , prevenire e anticipare, non stai lavorando, ti stai sbattendo per produrre, un prodotto e un servizio, senza capire che quello sforzo con ogni probabilità non avrà mai gli effetti che speri.

SENZA ORGANIZZAZIONE E METODO, NESSUNA AZIENDA PUÒ RESTARE, CON PROFITTO E NEL TEMPO, SUL MERCATO.
Ma non solo: senza organizzazione e metodo un’azienda vive costantemente in emergenza, e questo, per quanto vi possa sembrare che corriate veloci, e magari lo state facendo davvero, vi farà perdere tempo (sì, perché pianificare significa investire tempo oggi per ridurlo notevolmente domani), sonno, salute e soldi.

Non ho la pretesa di diventare il vostro guru, ma se anche solo uno di voi , leggendo queste poche righe, da domani inizierà a introdurre, anche con lentezza, un minimo di pianificazione nella propria attività lavorativa, sarà un successo.

Non per me, ma  per lui e la sua azienda.

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