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MALATTIE PROFESSIONALI E PRENVENZIONE NEL SETTORE AGRICOLO

MALATTIE PROFESSIONALI E PRENVENZIONE NEL SETTORE AGRICOLO
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Pubblicata una scheda Inail che suggerisce interessanti spunti di riflessione per rafforzare il sistema di prevenzione aziendale e di tutela della salute dei lavoratori

Il settore agricolo è stato, e in buona parte lo è ancora oggi, uno delle colonne portanti dell’economia nazionale. Annovera al suo interno molteplici attività collegate al ciclo biologico o a una fase di esso: coltivazione, selvicoltura, allevamento di bestiame, itticoltura, che fin dalle origini della profilazione della sicurezza sul lavoro hanno sempre rappresentato alti livelli di rischio per i lavoratori.

Nel corso degli anni il settore ha subito un profondo cambiamento dei rischi e delle esposizioni professionali, in funzione dell’evoluzione del mercato, della trasformazione delle modalità operative e della crescente meccanizzazione del settore: se da un lato si è assistito a una netta riduzione di alcuni rischi correlati, dall’altro sono emersi nuovi rischi e nuove patologie professionali.

L’Inail, al fine di migliorare l’istituto della Prevenzione, ha mappato, censito e approfondito “vecchi e nuovi” fattori di rischio del settore agricolo, raccogliendo quanto emerso nel documento :“Le malattie professionali nel settore agricoltura – scheda 6” -a cura di G. Campo, D. De Santis, A. Leva, B. Martini, A. Papale (Inail, Dimelia), S. Savi (UOC PSAL Milano Est – UOS 7 Lodi) e L. Lione (ASP Cosenza UOC) – , dal quale si evince la necessità, ineludibile, di un “salto di qualità” all’interno delle aziende per affermare e strutturare una cultura della prevenzione che sia capace di incidere in maniera determinante nelle azioni quotidiane rivolte alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.

Nonostante negli scorsi anni la maggior parte delle indagini si siano focalizzate sulla tipologia di mansione svolta dal lavoratore e/o sulle sostanze chimiche impiegate nei processi produttivi, il documento sottolinea che gli scenari di esposizione ai rischi in ambito agricolo sono complessi, e non possono più essere sottovalutati ulteriori e decisivi elementi: la ripetizione quotidiana di determinate azioni, l’entità delle dosi o dei carichi mobilitati, nonché le vie di esposizione interessate (inalazione, contatto e ingestione).

La scheda riporta numerosi dati e statistiche a livello nazionale ed europeo che evidenziano il nesso di causalità tra esposizione e patologia, sulla base delle denunce di malattia professionale in tutti i settori agricoli (coltivazione, allevamento, floricoltura, etc.) nel decennio 1999-2019.
Attraverso lo studio dei cosiddetti “nessi positivi tra periodi lavorativi e stati patologici” è stato possibile correlare, ad ogni gruppo di patologie, i principali tipi di rischio.

• Le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico (incluse lesioni interne alle articolazioni e ai tendini) (che è anche quello che incide maggiormente nel settore), le quali sono direttamente riconducibili all’esposizione alle vibrazioni meccaniche e alle diverse mansioni di movimentazione manuale dei carichi: entrambe insistono sull’intero corpo del lavoratore e sul sistema mano-braccio.

• Sordità e danni agli organi dell’apparato uditivo (“labirinto”, incudine e timpano) che sono causati dall’esposizione al rumore derivante dalle macchine operatrici (trattori, mietitrebbie, etc.);

Patologie respiratorie, dermatiti e altre malattie della cute (anche tumorali) possono avere cause comuni come il rischio biologico, che per anni è stato fortemente trascurato nel e dal settore, sottovalutando la potenziale e spesso concreta esposizione dei lavoratori a: a) batteri, virus, funghi e muffe (contatto con la terra, con le acque e polveri contaminate), b) alle punture di insetti e di parassiti, c) alle molte sostanze chimiche per esempio dei prodotti fitosanitari. Altro aspetto connesso al rischio biologico riguarda l’esposizione ai rischi fisici di natura climatica, su tutti le radiazioni ultraviolette.

Per poter, dunque, effettuare quel “salto di qualità” citato in precedenza, anche tenendo conto della natura della forza lavoro, che spesso è costituita da manodopera familiare, da lavoratori stagionali talvolta impiegati con rapporti di lavoro irregolari, il report Inail consiglia di agire su due fronti.

• Promuovere una maggiore consapevolezza dei soggetti coinvolti nel sistema di prevenzione e sicurezza aziendale (in egual misura in tutto il settore agricolo) agendo sia sugli imprenditori -che devono intendere la prevenzione come un investimento sulla qualità e l’efficienza lavorativa- , sia sui lavoratori garantendogli un’adeguata formazione e sensibilizzazione ai rischi correlati.

• Sviluppare un’innovazione proattiva che consenta di realizzare nuovi vantaggi competitivi attraverso specifiche tecniche di produzione e di un’idonea organizzazione del lavoro, di cui render conto nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) , che deve smettere di essere visto adempimento formale obbligatorio, ma come strumento che coadiuva nel fissare le misure di prevenzione e protezione (quotidiane) adeguate ai rischi; un ruolo decisivo in questo processo deve essere svolto anche dal medico competente, quale figura che, consapevole dei fattori di rischio associati all’insorgenza delle malattie professionali, può programmare un’efficace e costante sorveglianza sanitaria, capace di rafforzare il sistema di prevenzione e tutela della salute dei lavoratori.

Con l’auspicio di avervi dato uno spunto di riflessione e un input per una maggiore consapevolezza e per nuove e aggiornate misure da adottare, vi saluto e vi dò appuntamento alla prossima settimana.

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